Sapevi che esistono diversi tipi di bilinguismo? E che un cervello bilingue è diverso da uno monolingue, sia in termini di aspetto che di funzionamento? Quali sono i vantaggi del bilinguismo?
Il video di Mia Nacamulli per Ted-Ed ci aiuta a rispondere a queste domande, prendendo come base la neurolinguistica.
Tre tipi di bilinguismo
Innanzitutto, qui per “bilinguismo” intendiamo la conoscenza di almeno una seconda lingua a livello avanzato.
Esistono 3 tipologie di persone bilingue, che si differenziano a seconda dell’età di acquisizione della seconda lingua:
- Compound bilingual
È una persona che ha acquisito entrambe le lingue più o meno nello stesso momento, quindi da piccola, e perciò ha sviluppato due codici linguistici associati allo stesso, unico set di concetti.
- Coordinate bilingual
Qui abbiamo invece chi ha sviluppato due set di concetti distinti, praticando la seconda lingua in un contesto diverso da quello in cui parla la prima. Si tratta generalmente di persone che hanno appreso la lingua in età adolescenziale.
- Subordinate bilingual
Si tratta di chi ha imparato la seconda lingua in età più avanzata, quindi l’apprendimento è stato filtrato dalla prima lingua.
Sebbene tutte le tipologie di bilinguismo riescano a ottenere alti livelli di competenza linguistica e le differenze potrebbero non essere evidenti a un occhio esterno, il funzionamento del cervello è molto diverso a seconda dell’età.
Sappiamo che l’emisfero destro è quello legato alle emozioni, mentre quello sinistro è più razionale. La teoria dell’età critica di acquisizione del linguaggio si basa su queste fondamenta: siccome questa lateralizzazione del cervello avviene dopo l’infanzia, imparare una seconda lingua in età precoce sarebbe vantaggioso perché permetterebbe un approccio che utilizza in maniera omogenea e armonica entrambe le parti del cervello. È per questo che il cervello dei bambini è considerato più elastico.
Al contrario, imparare una lingua da adulti significa usare principalmente l’emisfero sinistro, con la conseguenza di adottare un approccio più razionale verso la nuova lingua, perdendo i vantaggi dell’apprendimento affettivo.
Com’è un cervello bilingue?
A prescindere dall’età di acquisizione della lingua, comunque, esistono vantaggi innegabili nel conoscere bene una seconda lingua. Il cervello di un bilingue appare più denso nella zona che contiene la maggior parte dei neuroni e delle sinapsi e più attivo in certe regioni. Si può dunque dire che il cervello di un bilingue riceva una maggior dose di esercizio rispetto a uno monolingue e questo aiuta a ritardare l’eventuale insorgere di malattie quali Alzheimer e demenza. Questo esercizio è anche responsabile della maggiore abilità di una persona bilingue nella risoluzione dei problemi, nel multi-tasking e nella concentrazione.
Il bilinguismo non è quindi sinonimo di maggiore intelligenza, ma sicuramente porta dei vantaggi e rende la vita più semplice, almeno dal punto di vista intellettuale.
Se vuoi iniziare a instradare tuo figlio verso il bilinguismo, o se tu stesso vuoi andare in quella direzione, dai un’occhiata ai nostri corsi. Iniziare presto è meglio, ma non è mai troppo tardi!